CHIARO DI LUNA

di Boris Brollo

“Ho avuto un’immagine di te sovrapposta a remoti uomini dimenticati … credo significasse l’emblema e il compendio del Maschio Universale, o forse eri Pan , o Dioniso, o un fauno , o un satiro …. Illusione di lunare solitudine!”

                                                                                                                                                                                 Da “Aforismi” di Mariveda

Il racconto ha una semplicità disarmante, senza orpelli retorici, scrive Paolo Levi a proposito dell’opera di Giacinto Bosco ed è in questo senso che voglio leggere le sue figurazioni scultoree. E’ chiara la derivazione romantica del racconto del Nostro con evidente riferimento alla Luna.

Niente di più romantico nelle sue facce e sfaccettature: essa, la luna, si divide in quarti e viene ritratta a facce e persino in falci. Ha pure un rossore pudico. Ma soprattutto essa è femmina e protettrice delle donne innamorate e dà loro la pelle bianca, come sostiene una vecchia canzone di Mina.

Al chiaro di luna si ispirarono Beethoven, con la sua opera 14, e soprattutto il più impressionista dei musicisti moderni: Claude Debussy che scrisse il suo Clair de Lune; lo stesso chiaro di luna che i futuristi volevano distruggere e abolire assieme a Venezia, città romantica per eccellenza. Quindi Luna come grande madre protettrice, anche licenziosa, ma non troppo.

A lei si rivolgono gli animali: i lupi come i coyotes, ma anche i Lupi Mannari nelle notti di “luna piena”, secondo la leggenda! E come potevano mancare gli umani, se ricordate il Pierrot ripreso nei dipinti romantici di Watteau, o il Pierrot Lunaire musicale di Schonberg dove protagonista  è  il poeta virtuoso Pierrot, eroe malinconico e triste, che si destreggia poeticamente esprimendo se stesso e il suo ambiguo carattere.

E gran parte di tale qualità mitica rimane ancora legata al “pagliaccio triste” dell’era postmoderna.

Quindi un poeta innamorato e triste che canta alla Luna i suoi tristi amori e qui, oggi, storicamente lo scarto è sentimentale. Seduto su una panchina il nostro romantico Raymond Peynet vede due fidanzatini e s’illumina. I Fidanzatini saranno d’ora in poi parte del suo racconto poetico e li disegnerà per tutta la sua vita; così per Giacinto Bosco i due innamorati saranno parte del suo racconto scultoreo che non smette di essere poetico, come quando lui sale a prendere la Luna per lei, suo amore, in  Ti prendo la Luna.

Scena già mutuata nella poesia classica quando Astolfo deve cercare il senno perduto dell’Orlando Furioso là nella Luna dove si trovano tutte le cose che si sono perse in terra .

E così, per l’amore che manca in questa terra, ecco che l’innamorato si arrampica su qualsiasi supporto, campanile, scala, o corda, per recuperare l’oggetto perduto: l’amore. O ancora in Dondolandoci (2010) gli innamorati sono in bilico ognuno su un corno della Luna, ma mai equilibrio fu più felice: lo sguardo controlla i movimenti di uno e dell’altro che restano fissi sul soggetto del loro amore essi stessi: ognuno rimira l’altro da innamorato.

La Luna è liscia, impenetrabile, mentre loro sono porosi e quindi estranei alla fissità lunare, essi sono di carne soggetta a tutti gli umori della Luna medesima e quindi i loro respiri, come i loro corpi, risentono del mutare del tempo e da qui la necessità di trasferire il loro amore sulla Luna dura e lucente come il diamante!

Ecco, lei sdraiata sulla luna come in un’amaca mentre lui sotto, in veste di Fauno, suona il flauto pan per le sue visioni romantiche in trasformazione con Assorta sulla Luna con Fauno.

Ma è in Travolti dalla Luna che lo scarto poetico di Giacinto Bosco si fa classicità inconscia. Egli iscrive i due innamorati innocentemente abbracciati dentro la Luna creando attorno a loro un taglio a “mandorla” che li contiene e ce li dona alla visione come nell’Eden innocente, prima del peccato originale, quando tutto era amore e purezza nel mondo paradisiaco.

Come ci viene solitamente restituita dalla figura de il Cristo Pantocratore nella più classica delle visioni pittoriche medievali.

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